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Per ripartire dopo l'emergenza COVID-19

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Messaggio Da Frezzo Dom Apr 12, 2020 10:29 pm

Cari tutti, quando avete un quarto d'ora, provate a leggere questo intervento lucidissimo.
Giraud è dirigente di ricerca del CNRS, uno dei più illustri economisti francesi e prete gesuita.
https://www.laciviltacattolica.it/articolo/per-ripartire-dopo-lemergenza-covid-19/

Fabrizio

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Per ripartire dopo l'emergenza COVID-19 Empty Re: Per ripartire dopo l'emergenza COVID-19

Messaggio Da CarloSalva Lun Apr 13, 2020 12:31 pm

Consiglio caldamente la lettura di questo articolo, credo fornisca, oltre ad un'idea per superare tale momento di crisi, parecchi spunti di riflessione, da affrontare insieme.
Innanzitutto dovrebbe essere sui tavoli di ogni governo un fascicolo che proponga una soluzione diversa dal distanziamento sociale prolungato: certamente la salute è importante ma non possiamo rimanere "congelati" troppo, altrimenti non ripartiamo più. In questo mese, parte delle risorse, dovrebbero essere destinate al potenziamento degli hub di screening e degli strumenti di tracciamento degli infetti, in modo da controllare la diffusione del virus e, puntualmente, isolarlo; oltre ad una fornitura capillare di mascherine. É di oggi la notizia che la Spagna prova a ripartire - aprendo le attività non essenziali, tenendo chiusi i centri di grande aggregazione (scuole, teatri, cinema, ristoranti, bar) - adottando solo quest'ultimo accorgimento (cioè la diffusione di mascherine alla popolazione e di un vademecum sugli accorgimenti "sanitari" da adottare); spero per loro possa funzionare... vista però l'alta capacità di contagio di questo virus è una soluzione che mi lascia un po' perplesso.
Per quanto riguarda gli spunti di riflessione, me ne vengono in mente tre al momento:
- la necessità di ripensare il nostro stile di vita, nell'ottica della semplicità e della riscoperta del territorio (quindi maggiore decentramento ed autonomia territoriale). Mi viene in mente Franco Arminio quando sollecita la riscoperta dei "paesi", oggi totalmente esclusi dalla ricchezza della globalizzazione, lasciati un po' a loro stessi. Ha il sapore di "decrepita felice", cosa che potrebbe far storcere il naso a molti. Vero, ma proprio per questo motivo è un tema che può esclusivamente salire dal basso verso l'alto: è necessaria una riflessione comune di chi in questo momento "non ha nulla da perdere" (a livello di gestione del potere Very Happy ). Del resto, un ripensamento dello stile di vita in quest'ottica appare coerente con quella che Giraud chiama "finitudine del pianeta": questo, infatti, non è un marketplace in cui soddisfare ogni singolo desiderio personale (se tutto il modo adottasse lo stile di vita occidentale le risorse finirebbero in brevissimo tempo (sempre che ce ne siano per tutti). Paradossalmente il rapporto di diseguaglianza tra l'emisfero nord e l'emisfero sud è condizione necessaria al mantenimento del nostro stile di vita, senza che il pianeta imploda - estremizzo - nel giro di pochi decenni (?)).
- necessità di dotarsi di organismi sovranazionali ed internazionali per affrontare in modo comune problemi di portata globale. Questo credo sia la condizione necessaria per attuare una "politica globale" che vada nella direzione del primo punto. Un problema globale può vedere la soluzione ideale partire da una "zona" della terra; per metterla in pratica occorre, al contrario, il contributo di tutti.
Per fare ciò è però necessario darsi una direzione, secondo coordinate ben definite (la famosa "cornice valoriale" cui ciascuno di noi dovrebbe ispirarsi). Ecco perché reputo necessario pensare ad un "manifesto moderno" capace di far convergere tutti gli "uomini e donne di buona volontà", indipendentemente dall'etnia, razza, religione. Un manifesto che non si preoccupi di imporre determinati valori, bensì che si preoccupi di analizzare la realtà in cui siamo calati (mettendone in luce non solo i pregi ma anche i difetti, anche qualora ci colpiscano nel profondo) e proporre iniziative rivolte al "bene comune" e alla realizzazione di una effettiva "armonia sociale" (queste si, orientate dai valori della nostra cornice).
- ultimo, ma forse il più importante, una riflessione sull'educazione alla libertà, tema già sollevato da Dossetti nell'immediato dopoguerra (c'aveva l'occhio lungo Laughing ). Che utilizzo farne? Pensare esclusivamente a noi stessi oppure agire nella quotidianità con lo sguardo rivolto al prossimo?
Certamente qualcuno la utilizza con coscienza, altri, essendo totalmente liberi di decidere secondo propria volontà, finiscono nel paradosso di agire secondo i propri interessi (non è forse il dirsi "ciò che è bene per me, posso saperlo soltanto io", essa stessa un'ideologia? Ideologia che sta alla base dell'individualismo, che - a me personalmente - pare dilagante nella società?
Credo sia possibile invertire il concetto dicendo che "il male (ad oggi) è relativo": solo io, nel mio intimo, posso sapere cosa per me è bene e cosa è male. Non è un po' pericoloso per una società che vive (o dovrebbe vivere) di comunione, di relazione con il prossimo?
Il rischio che ci vedo io è il sentirsi schiacciati della libertà dell'altro.. non possiamo sapere se agirà per il bene o per il male.. questo credo generi, nel profondo, un senso di insicurezza. Riprendendo la tensione esistente fra il polo della libertà e il polo della sicurezza/identità, si rischia di essere rimbalzati, da un polo di eccessiva libertà, al polo opposto, quella dell'eccessiva sicurezza (questo è naturale, si è ripetuto varie volte nel corso della storia, lo diceva anche Harari nell'articolo riportato da "Internazionale": l'uomo tra libertà e sicurezza, tendenzialmente, sceglie la sicurezza).
Ciò non significa eliminare la libertà, bensì farle coesistere, appunto attraverso un'educazione alla libertà.
Con "educazione alla libertà" intendo far riscoprire il valore di "beni" che oggi non ce l'hanno poichè non suscettibili di essere indicate con un "prezzo", in quanto beni immateriali (banalmente, in questo momento stiamo scoprendo il valore che per noi hanno le relazioni umane - infinito; il valore di essere solidali con il prossimo - ci rende felici).
Ciò permette il pieno sviluppo della personalità umana (tra le altre cose prerogativa della Repubblica ex art. 3, 2 comma Cost): pieno sviluppo della persona che è il fine della libertà e che può essere raggiunto solo se la propria libertà è messa a disposizione degli altri e non utilizzata a fini individualistici (questa infatti non deve essere solo intesa come libertà da vincoli esterni, bensì come concetto finalizzato alla piena realizzazione della persona).

CarloSalva

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